LEGGENDE E STORIE |
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Casino degli Spiriti
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Campo della Fava
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Campo Ruga
Siamo in una notte di novembre del 1929 e siamo in pieno dopoguerra. Dalle parti di campo Ruga in quel posto che si dice sia la coda del pesce Venezia e cioè dalle parti di San Pietro di Castello. E pr oprio dalla riva che entra in calle che va al sottoportico Zurlin, il sottoportico più basso di Venezia, inizia questa breve storia. Quella notte nevicava, passa una gondola. Al riparo del felze stava il dottore personale del vescovo che ritornava a casa dopo aver prestato le sue cure. All'altezza della riva che va in calle del sottoportico Zurlin sente una voce. E' una ragazza che grida aiuto avvolta nel suo scialle nero. Sua madre sta male. Sorpreso che la ragazza avesse riconosciuto in lui un dottore prese la sua borsa in cuoio e si affrettò a soccorrere la madre della ragazza. Entrò in una delle porte della corte interna e salì le scale. Là trovò la donna, che subito riconobbe come una sua ex domestica. Aveva la polmonite. Il dottore fece di tutto per quella donna complimentandosi di avere una figlia così premurosa: se la domanda d'aiuto fosse stata invocata anche la mattina dopo sarebbe stato troppo tardi. Ma in quel momento la madre strabuzzò gli occhi: "Mia figlia? Ma è morta più di un mese fa!". Il dottore non voleva crederci, si girò e non vide più la ragazza. La madre, a prova che quello che diceva era vero, indicò al dottore di aprire l'armadio di fronte al letto per mostrargli le sue scarpe e il suo scialle. Il dottore riconobbe lo scialle nero che aveva visto addosso alla ragazza con la differenza che era perfettamente asciutto. |
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Corte Lucatello
Siamo dalle parti delle trafficate Mercerie, vicino al ponte dei Bareteri, in corte Locatello. Per intenderci è la stradina parallela delle Mercerie che vanno a Rialto tra Trevisiol e il Sempione. In questa deliziosa corte tra le quinte dei lussuosi negozi e animata, si fa per dire, dalla presenza di un antiquario è ambientata la nostra breve leggenda. I pozzi, come sapete, erano una delle poche risorse idriche di Venezia. Quell'anno però era un anno molto secco che bisognava prendersi meno acqua possibile nei pozzi per accontentare tutti. Immaginatevi quante baruffe facevano la povera gente. Una sera un barcaiolo recandosi al pozzo di corte Lucatello trovò una signora vestita di bianco. Subito prese paura poiché a quell'ora della notte c'erano certe dicerie che vedevano delle streghe aggirarsi e che erano particolarmente feroci in quel momento di siccità. Ma subito la signora vestita di bianco disse al barcaiolo: "Non temere! Ma se stanotte non tornerai a casa prima dell'alba ti capiterà qualcosa di strano". Il barcaiolo, impaurito, minacciò la signora di andarsene continuando ad attingere l'acqua dal pozzo. La signora invece pregava. Ad un certo punto dal sottoportico entrò un uomo assalendo con un lungo coltello il barcaiolo colpendolo gravemente. La colluttazione durò quel tanto che bastava all'altro uomo di accorgersi di quello che stava facendo e di pentirsi. La signora in bianco allora prese il coltello intriso di sangue lasciato cadere a terra dall'assalitore, si avvicinò al pozzo e fece cadere dentro tre gocce di sangue. In quel momento l'acqua cominciò a salire dal pozzo fino a traboccare. Prese allora il suo fazzoletto, pulì la ferita del barcaiolo che cominciò subito a rimarginarsi. I due si guardarono negli occhi sentendo la signora in bianco dire a loro che da quel momento in poi vi sarebbe stata acqua in abbondanza. Se ne andarono non prima di aver visto la signora svanire nel nulla. La leggenda continua. Si dice che la signora in bianco sia stata murata all'interno del pozzo per occultare l'omicidio compiuto dal suo amante e che il suo spirito aleggi nella corte nelle notti di luna nuova. |
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Madonna dell'Orto
La chiesa della Madonna dell'orto a Cannaregio si chiama così perché in un orto non distante dalla chiesa, che si chiamava San Cristoforo, venne trovata un immagine miracolosa della Vergine. Nella parte superiore della chiesa sono state scolpite le statue dei dodici apostoli da dei mastri scalpellini di nome Dalle Masegne. Non molti lo sapranno ma l'immagine del dodicesimo apostolo traditore di Cristo, Giuda, non viene mai raffigurato con le fattezze sue ma con quelle di San Mattia, il santo che prese il suo posto dopo il noto suicidio. Siamo nella prima metà del '300. Paolo Delle Masegne era un adoratore del demonio e la chiesa di San Cristoforo doveva essere un luogo di culto satanico, ma nessuno, neanche i suoi fratelli, lo sapevano. A lui il demonio aveva consegnato una delle 30 monete di Giuda usate per il tradimento di Gesù e l'ordine di inserirla nella statua del discepolo traditore a cui Paolo aveva dato le sembianze vere. Per finire nel suo intento, al diavolo serviva una una messa di dedicazione. Questa avvenne nel corso della settimana Santa del 1366. Tra la gente presente alla cerimonia c'era anche Isabella Contarin, una bambina di dodici anni che si diceva avesse la capacità di dialogare con l'aldilà e di leggere il futuro guardando l'aura delle persone. La bambina era molto famosa a Venezia tanto da essere considerata una santa. Nel pieno della cerimonia la bambina guardò negli occhi Paolo Delle Masegne indicandolo come un discepolo del diavolo. Non fece neanche in tempo di dirlo che il Dalle Masegne gli si scagliò contro ma un pronto credente prese il dispensatore dell'acqua santa che aveva per le mani e la spruzzò contro il seguace di Satana. Paolo Delle Masegne cadde per terra di colpo come svenuto. A quel punto, dice la leggenda, il cielo si oscurò e il vento soffiò forte. Ma tutto ad un tratto tutto cessò. Quando Paolo rinvenne non si ricordò di nulla. La statua rimase comunque al suo posto come la vediamo ancora oggi. Andiamo a scoprire qual'è recandoci una notte d'inverno davanti la chiesa della Madonna dell'orto a Cannaregio. |
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Campiello del Remer
Il campiello del Remèr si chiama così perché anticamente c'era un negozio dove si costruivano remi. Per arrivarci bisogna fare la strada che va da S. Bortolomio alla Strada Nova, appena sorpassata la chiesa di S. Giovanni Grisostomo si gira nella calle della Stua. Il campiello dà in Canal Grande ed è anche famoso per un raro negozio di articoli da muratore (sabbia, tubi, calcina, ecc.). In questo campo c'erano le case di Bajamonte Tiepolo. Bajamonte Tiepolo, siamo nel 1310, odiava il doge Pietro Gradenigo tanto da tramare la famosa congiura. La sua famiglia, assieme a quella dei Querini, Badoer, i Doro e altre si riunirono in questa casa nella notte tra il 14 e il 15 giugno armati di tutto punto per assaltare il palazzo ducale. Ma il doge era a suo tempo avvertito che non poté fare nulla. Bajamonte venne esiliato (una autentica condanna per un veneziano!) a vita e le sue case demolite. Al loro posto, la colonna d'infamia. Appena eretta, una complice di Bajamonte la ruppe. Fu condannato col taglio della mano e con l'accecamento. In seguito la colonna fu portata nella chiesa di S. Agostino e dopo ancora in una villa ad Altichiero, da un antiquario ed infine in una giardino su una villa sul lago di Como. La leggenda di questa settimana vi porta indietro col tempo, all'incirca alla fine del '600. Il nobile Fosco Loredan era geloso della bella Elena, una delle figlie del fratello del doge Marino Grimani. Una sera il doge, passando da quelle parti, sentì una donna gridare dalla paura inseguita da un uomo con la spada sguainata. Il doge subito li rincorse trovandoli proprio in campiello del Remèr. Li riconobbe subito: Fosco e Elena. Fosco intimò al doge a non intromettersi: "Fatti da parte! Questa donna mi ha tradito!" Ed Elena: "Non è vero! Lui si rode dalla gelosia perché io conosco un giovane che potrebbe essere quasi mio figlio!" Il doge promise di mettere via la spada se lui lasciava stare la bella Elena ma ad un certo momento Fosco disse allo zio di Elena: "Guardati alle spalle!". Il doge non fece neanche a tempo di girarsi che Fosco mozzò la testa alla moglie. Marino Grimani furibondo si frenò di fare la stessa cosa sull'assassino che lo implorava di lasciarlo in vita e ordinò: "Prendi il corpo di Elena, caricatelo sulle spalle e la sua testa in mano, non lo abbandonerai né di giorno né di notte e lo porterai dal Papa a Roma. Sarà lui a stabilire il tuo destino". E così fece, si allontanò e andò a Roma. Dopo cinque mesi il Papa non lo volle neanche ricevere. Fece ritorno a Venezia, andò in campiello del Remèr e là, nel Canal Grande, si lasciò annegare. |
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Palazzo Famiglia Nani
Dal ponte dell'Angelo si può vedere un palazzo appartenuto alla famiglia Nani (o, secondo alcuni, dai Soranzo) dov'è scolpito un angelo intento a benedire un globo decorato da una croce. Il significato della presenza di questo altarino è da ricercare da una leggenda tramandata dai frati Cappuccini. In questa casa abitava nel 1552 un avvocato della Curia Ducale che si diceva fosse stato una persona che ottenesse molti soldi con imbrogli nonostante fosse devoto alla Maria Vergine. Un giorno andò a mangiare da lui padre Matteo, il generale dei Cappuccini. Padre Matteo era stupefatto dalla presenza di una scimmia in casa dell' avvocato che l'aiutava nelle faccende domestiche. Allorché il buon padre si accorse che nella scimmia qualcosa non andava, notava una presenza demoniaca in lei. La scimmia, di rimando, cominciò a comportarsi stranamente e a nascondersi sotto il letto. Padre Matteo allora gli parlò: "Rivelati quel che sei, scimmia!" E lei: "Io sono il demonio e sono venuta in questa casa per prendere l'anima di questo avvocato. Lui mi deve molti dei suoi titoli.". "E perché non te l'hai ancora portato all'inferno?" disse il padre. "Perché ogni sera pregava Dio e la Madonna. Bastava che solo una volta se ne dimenticasse che subito veniva con me a bruciare nelle fiamme". In quel momento Padre Matteo ordinò al diavolo di uscire dalla casa. E la scimmia: "Dall'alto mi è stato ordinato di non uscire dalla casa senza fare qualche danno". E il padre: "Farai si qualche danno. Adesso dalla casa ci uscirai sfondando il muro." E così il demonio se ne uscì. I due continuarono a cenare e a parlare di tutte le cose brutte successe fino ad ora. Padre Matteo disse all'avvocato di pentirsi di tutte le malefatte compiute fin d'ora e, preso un lembo della tovaglia, prese a torcerlo fino a che del sangue cominciò a gocciolare. "Questo è il sangue dei poveri da te succhiato con tutte le tue ingiuste estorsioni." "E per il buco nel muro lasciato dal diavolo?" domandò l'avvocato "Al posto del buco ci porrai un'immagine di un angelo cosicché gli angeli cattivi alla sua vista ne fuggiranno" rassicurò il buon Padre. E così fece. |
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Sottoportico alla Bragola
Alla Bragora c'é uno dei sottoportici più bassi di Venezia. Sulla volta del sottoportico v'é un cuore che ha una storia da raccontare. In questa casa viveva Orio, un giovane pescatore. Come al solito prese la sua barca e vogò fino a dopo le bocche di porto di Malamocco e si mise a gettare le reti in mare. Era notte. Improvvisamente sentì un lamento: "Per piacere, liberami, ti prego!" Dal buio emersero delle mani e un viso di una meravigliosa ragazza. "Non sarai mica una strega caduta in acqua..." Non preoccuparti. Mi chiamo Melusina." Sorrisero entrambi. E dalle scure acque emerse con lei anche una grande coda di pesce. Orio di colpo si rese conto di essersi innamorato di lei. Continuarono a parlare fino all'alba promettendosi di incontrarsi ogni notte. E così fecero. Orio volle la sua mano. Melusina disse che in questo modo doveva perdere la libertà del mare per acquisire un paio di gambe. Lui insistette e lei acconsentì ma ad una condizione: fino al giorno delle nozze non si potevano vedere di sabato. Tutto andò liscio per due settimane ma al terzo sabato non seppe resistere a andò al solito posto. Aspettò ma lei non si fece viva. Ad un certo punto un turbinio d'acque scosse il silenzio ed una grande serpe si dimenò nell'acqua chiamandolo per nome: "Ti avevo detto di non venire! Per un maleficio sono costretta a trasformarmi in serpe ogni sabato. Ma se mi sposerai rimarrò per sempre bella come mi conosci" Si sposarono ed ebbero tre figli. Aveva una famiglia e il lavoro andava a gonfie vele. Ma un giorno Melusina si ammalò e morì. Volle essere seppellita in mare. Da solo in casa coi figli, il lavoro da badare: non sapeva come fare. Ma qualcosa di strano avvenne in quella casa. Ogni volta che rincasava trovava sia i figli che la casa perfettamente a posto. Pensò fosse la sua vicina. Ma un giorno, di sabato, rincasato prima del solito trovò in cucina una serpe. Prese l'accetta e la colpì fino a farla stramazzare senza vita. Da quel momento la casa e figli rimasero di colpo trascurati. Si accorse che la serpe era la sua Melusina e lui l'aveva uccisa definitivamente. A ricordo di questa storia un cuore in pietra è stato posto dove in origine fu la casa di Orio e Melusina. |
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